Libertà di stampa

Fanpage. Chi è Nunzio Perrella, che ha fatto da esca per l’inchiesta

Dopo essere stato per anni il boss del Rione Traiano di Napoli, nel 1992 cominciò a collaborare con la giustizia. È coautore del libro “Oltre Gomorra i rifiuti d’Italia”. La sua partecipazione all’inchiesta di Fanpage ha diviso anche la magistratura

Nel 1992, quando decise di collaborare con la giustizia, Nunzio Perrella era detenuto nel carcere di Vicenza. All’epoca, insieme al fratello Mario, era il boss del Rione Traiano di Napoli. Fu uno degli esponenti della Nuova Camorra Organizzata, la NCO di Raffaele Cutolo. Negli anni precedenti era stato coinvolto in una sanguinosa faida con i Puccinelli, suoi rivali, e nel traffico di droga.

Quando decise di collaborare con la giustizia, nelle prime dichiarazioni rese all’allora pm Franco Roberti,  riferisce il Corriere del Mezzogiorno, il pentito disse più o meno così: “Dotto’, non faccio più droga. No, adesso ho un altro affare. Rende di più e soprattutto si rischia molto meno. Si chiama monnezza, dotto’. Perché per noi la monnezza è oro” (leggi).

Tornato libero dopo vent’anni, ha scritto il libro «Oltre Gomorra, i rifiuti d’Italia», con Paolo Coltro. Ha rilasciato interviste e ha dato consigli su come bonificare i terreni che ha ammesso di avere inquinato lui stesso . “Nel 2017 – riferisce un articolo de Il Giornale– si è proposto come infiltrato a Procure e uffici investigativi che però hanno rifiutato la sua proposta. In alternativa, Perrella ha proposto la sua collaborazione a Fanpage, che ha accettato (leggi).

L’utilizzo, da parte dei giornalisti di Fanpage, di Nunzio Perrella come esca per mettere in luce e documentare i comportamenti illeciti di politici e imprenditori nella gestione dello smaltimento dei rifiuti, ha fatto discutere molto sulla liceità di questa procedura nel giornalismo italiano e anche nelle inchieste giudiziarie, riaprendo il dibattito e le polemiche mai sopite sull’impiego dell’agente provocatore che agisce sotto copertura, come infiltrato. Sul punto sono riemerse opinioni divergenti fra i magistrati.

Il Pm Piercamillo Davigo ha confermato di essere favorevole “all’utilizzo, come in America” di infiltrati di questo tipo. Invece Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, si è detto contrario. “Lo vieta anche la Corte di Strasburgo”, ha detto al quotidiano La Repubblica. Anche Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia e attualmente consulente del Ministro dell’Interno Marco Minniti, si è detto favorevole.

RDM

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